Un viaggio alla ricerca delle origini dei numeri cosi come noi li conosciamo
Noi che utilizziamo i numeri per le nostre previsioni, siamo sempre attenti alla loro evoluzione. Ne seguiamo gli andamenti, l’evoluzione, il cambiamento. Un argomento quindi che per noi è importante.
Ma storicamente, come sono nati e come sono arrivati fino a noi?
Molti di noi sono convinti che stiamo utilizzando i numeri ‘arabi’, ma è proprio così? Pare di no. Le informazioni che abbiamo oggi, grazie alla diffusione attraverso internet, ci dice che hanno una nascita e una evoluzione diversa.
Le prime informazioni che abbiamo, risalgono all’VII secolo, periodo in cui i musulmani della Persia incontrarono, durante i loro viaggi per esportare merci, gli indiani. Gli scambi che attuarono tra di loro, li portò a scoprire nuovi concetti astronomici, geografici e, naturalmente, matematici.
Quanto appreso, in particolare da un astronomo del tempo che si chiamava Muhammad Musa al-Kawarizmi, che aveva appreso anche la famosa e misteriosa lingua sanscrito, lo mise in un famoso libro che venne poi tradotto in latino e diffuso in tutto l’Occidente.
Il libro dal titolo Algoritmi de numero Indorum, portò alla conoscenza dei numeri indiani, che, avendolo scritto un persiano, si accomunò la sua scoperta agli arabi. Così che, i numeri arabi, di cui gli stessi arabi si vantano di aver scoperto, sono patrimonio dell’India.
Nell’immagine iniziale sono descritti i numeri così come venivano rappresentati in India. Come Giuseppe Marchese ci indica nel suo MakeRuote3D, i numeri hanno una loro geometria, una distanza e una differenza. Tutto in un’immagine.
I nove numeri, con sorpresa della matematica, piuttosto complicata del tempo, presentava comunque una novità, ovvero lo ZERO, chiamato zephirum dagli indiani, con il quale si poteva scrivere qualsiasi numero. In precedenza venivano utilizzati i numeri romani, M,D,C,L,X.V e I.
Con questi numeri si potevano fare calcoli come addizionare o sottrarre, ma nel momento in cui si dovevano effettuare divisioni o moltiplicazioni, diventava un vero dramma, anche perché nei numeri romani mancava un elemento essenziale, ovvero, lo ZERO. Attorno al 1200, i calcoli venivano fatti utilizzando le dita, oppure con un abaco.
Con questo strumento, che possiamo definire la prima calcolatrice della storia, si effettuavano calcoli per lo più di conto finale più che di matematica ‘spicciola’, ma non permetteva di eseguire calcoli su quantità di numeri alti, infatti per fare calcoli complessi, specie al di sopra di 10.000, si doveva ricorrere a grandi esperti matematici, che in un certo modo, si avvicinavano al risultato, ma mai con precisione, anche perché i risultati venivano trasmessi oralmente e non venivano scritti. Ci si doveva fidare dell’esperto ed accettarne i risultati.
Questa era la situazione attorno al 1200, quando nacque un personaggio che avrebbe rivoluzionato tutto il mondo dei numeri. Ma questo ve lo racconto nel prossimo articolo.
Pietro Scala – Chag (Ciag)
Grazie Pietro, molto interessante questa storia sulla paternità dei numeri, non vedo l’ora di leggere il proseguo!